Emozioni, sensazioni, pensieri..Perchè mi sento sempre, in qualche modo...in viaggio!
mercoledì 25 gennaio 2012
mercoledì 18 gennaio 2012
A Floriana
Se avessi il drappo ricamato
del cielo,
Intessuto dell’oro e dell’argento e
della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri
del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del
tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi
piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i
tuoi piedi;
cammina leggera perché
cammini sui miei sogni.
W.B Yeats
martedì 17 gennaio 2012
lunedì 19 dicembre 2011
venerdì 2 dicembre 2011
LIBERTA'
giovedì 13 ottobre 2011

Vorrei arrivare al varco con pochi essenziali bagagli,
liberato da molti inutili, inerziali pesi e zavorre
di cui l'epoca tragica e fatua
ci ha sovraccaricato, noi uomini.
E vorrei passare questa soglia
Sostenuto da poche,
sostanziali acquisizioni di scienza e pensiero
e dalle immagini irrevocabili per intensità e bellezza
che sono rimaste
come retaggio.
Occorre credo una catarsi,
una specie di rogo purificatorio
del vaniloquio
cui ci siamo abbandonati
e del quale ci siamo compiaciuti.
Il bulbo della speranza
che ora è occultato sotto il suolo
ingombro di macerie
non muoia,
in attesa di fiorire alla prima primavera.
Mario Luzi
ADOTTATE UNA PAROLA
http://adottaunaparola.ladante.it/
Io una parola l'ho adottata...fatelo anche voi!!
giovedì 29 settembre 2011

Il segreto delle Grandi Storie è che esse non hanno segreti. Le Grandi Storie sono quelle che abbiamo già sentito e che vogliamo sentire di nuovo. Quelle in cui possiamo entrare da una parte qualunque e starci comodi. Non ci ingannano con trasalimenti e finali a sorpresa. Non ci sorprendono con l’imprevisto. Ci sono familiari come le …case in cui abitiamo. Come l’odore della pelle del nostro amante. Sappiamo in anticipo come vanno a finire, eppure le seguiamo come se non lo sapessimo. Allo stesso modo in cui sappiamo che un giorno dovremo morire, ma viviamo come se non lo sapessimo. Nelle Grandi Storie sappiamo chi sopravvive, chi muore, chi trova l’amore e chi no. E ciò nonostante vogliamo sentirle un’altra volta.
In questo consiste il loro mistero e la loro magia.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
giovedì 1 settembre 2011
mercoledì 29 giugno 2011
CONSIDERO VALORE
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
Erri De Luca, da “Opera sull’acqua e altre poesie”
martedì 24 maggio 2011
Passeggiando in bicicletta...

martedì 10 maggio 2011
Perchè fa un lavoro che ama.Perchè con una bambina piccola torna a casa alle sette di sera e trova il tempo di organizzare tutto.
Perchè fare sei ore al giorno spezzate è faticoso, fisicamente e mentalmente e perchè sentirsi la parte "debole" della tanto decantata (quanto realmente inesistente) "rete" alla lunga è logorante.
Perchè ha scelto l'unico campo lavorativo dove ad alto carico di responsabilità non corrisponde un'altrettanto adeguata retribuzione. E' dura essere educatrice, professione sempre in bilico tra il volontariato e il "crocerossismo". E poi bisogna far quadrare i conti, e poi "non è giusto che chi inizia adesso prenda quanto me",e poi "mi chiedo perchè devo sempre essere io a cercare i servizi" e poi "inizio a far fatica amore mio e mi chiedo se ne valga la pena".La fatica condivisa pesa meno.
La amo perchè è fiera di quello che fa, della professione che ha scelto, in modo silenzioso.
La amo perchè fa a cazzotti col suo "io" per accettare il mio disordine e a volte ce la fa (altre volte vince il suo io e mi massacra).
E perchè in tutto questo ha scelto di mettere al mondo una vita, insieme a me, senza troppi SE ma con tanti NONOSTANTE....
venerdì 6 maggio 2011
Poche semplici parole
La potenza straordinaria di un gesto "gratis". Siamo abituati a chiederci sempre < Perchè lo ha fatto? Cosa vuole in cambio?>
E' liberante sapere che siamo ancora capaci di gesti così..
E noi? Siamo capaci di ricevere tali gesti quando ci capitano?
Cosa ci passa per la testa quando vediamo, per esempio, una persona sconosciuta che ci sorride?
1) Cazzo c'ha da ridere?
2) Poveraccio, l'ictus ha lasciato il segno...sembra che stia sorridendo
3) Ma sta guardando me?
4) Non so chi sia ma meglio sorridere?
5) Forse è uno dei miei 2389676872'23 amici su Facebook
6) Ci sta provando
Sofia mi vede, sorride, mi corre incontro sgambettando e si butta sulle mie gambe . Io la prendo in braccio e la guardo negli occhi, guardo i suoi denti e il suo sorriso, annuso i suoi capelli, sento il profumo della sua pelle.
Lei sorride , sentendosi protetta, noncurante del fatto che solo le mia braccia la preservano dal vuoto.
Se fossi io al suo posto me la sarei già fatta sotto e cercherei di ritornare con i piedi per terra (che non si sa mai!)..invece lei no, si bea in questa sensazione, non ha paura di niente. Si fida.
Poi si stringe intorno al mio collo e mi dice..< tanto bene papà...>.
La tengo stretta a me e sapendo che tra due secondi vorrà tornare a giocare , piango di felicità ...
Viva la vida!
mercoledì 13 aprile 2011
Adolescenza Senile o Senilità Adolesenziale?
Mai come in questo momento si parla tanto di giovani e così poco con i giovani.
Mai come in questa stagione culturale si racconta tanto l’adolescenza (appartengo ai colpevoli, sia come scrittore sia come insegnante) e così poco si sa leggerla in questa contingenza storico-culturale.
La contraddizione è soltanto apparente. Ogni cultura si concentra su ciò che non mette più a fuoco e sta perdendo, e sulle parole che nominano quelle cose. A parte cuore, amore, dolore che attraversano tutte le epoche, perché non se ne ha e sa mai abbastanza di quelle tre cose lì, ogni epoca ha le sue parole.
Una parola perduta e per questo oggi abusata è «adolescenza», perché la vita quando perde qualcosa si concentra come un’ossessa sulle parole che risvegliano la nostalgia per ciò che si è perduto. Il nostro non è un Paese per giovani e quindi non si parla d’altro. Abbiamo «adultizzato» (o adulterato?) l’adolescenza e «adolescentizzato» l’età adulta. Per questo la vita grida attraverso di noi ciò che le spetta di diritto, che ogni età realizzi la tensione che le è propria, senza essere soffocata, saltata, pervertita: adulti che fanno gli adolescenti perché non sono stati adolescenti, e quindi non sanno come si faccia a essere adulti; adolescenti disillusi come gli adulti, bruciata la loro capacità somma: creare.
L’adolescenza è l’età in cui si scopre, facendo l’adolescente fino in fondo, il fascino dell’età adulta. Non si tratta di leggere le età della vita come tappe concluse una volta per tutte, ma di integrarle nell’unità storica della persona. Non si tratta di rimanere bambini o adolescenti, ma di conservare ciò che ognuna di queste tappe ha conquistato: la semplicità del bambino e la fame di senso dell’adolescente. Ma cosa hanno di diverso mio nipote di due anni che davanti al frigorifero aperto, sorpreso dal desiderio assoluto, dice: «Cosa posso volere io?» e un mio alunno di 16 anni che, preso da mille cose che lo appassionano e vorrebbe farle tutte, mi confida: «Sto imparando a sognare davvero, a guardare tutto».
Che cosa è l’adolescenza? Come ogni rito di passaggio è un venire alla luce. Il bambino viene alla luce e piange. La mamma lo coccola e il bambino scopre, capisce, impara che la vita è essere amati. L’adolescente viene alla luce nuovamente, ma non bastano più la mamma e il papà. Adesso la vita vuole essere autonoma, vuole le chiavi di casa e non vuole orari: vuole spazio e tempo tutti per sé. Non vuole solo essere amata, vuole anche amare. Non è più lo spazio e il tempo di papà e mamma, ma lo spazio e il tempo di uno spirito che esplode con il corpo e cerca il proprio spazio e il proprio tempo. Cerca la propria storia. Un proverbio ebraico dice che Dio ha creato l’uomo per sentirgli raccontare storie. Solo chi ha una storia può raccontarla. Il bambino racconta la storia di papà e mamma, l’adolescente la sua, la sua unicità da scoprire e incollarsi addosso.
L’adolescenza se è veramente qualcosa è l’entusiasmo del creare. Si è stati creati, anzi pro-creati, e si comincia finalmente a voler creare. Anche i bambini sono creativi, è vero: disegnano, costruiscono, immaginano mondi tracciati anche solo con un dito agitato nell’aria. Ma il creare del bambino è ingenuo e spontaneo, non c’è un io che scopre sé stesso nel creare, ma si bea nel suo pensiero magico in cui non c’è separazione e tutto è dentro tutto. Il creare dell’adolescente è invece spinto da un io che vuole rivelarsi, l’io si separa e si scopre finalmente: solo. Quella solitudine che è croce e delizia dell’adolescente: nessuno lì lo può raggiungere e si espande quel dolce amaro tormento del volere e non volere essere soli, del volere e non volere essere raggiunti, del volere quella solitudine per ascoltarsi e del volere che qualcuno la raggiunga e non ne faccia sentire il peso schiacciante, magari con un «ti amo».
In un essere picciol tempo dura, direbbe Petrarca, l’adolescente è mutevole e instabile: l’io vuole scaturire, venire alla luce, essere creatore, iniziatore. Anche il corpo diventa capace di creare e dare inizio, il corpo diventa il potenziale corpo di una madre e di un padre. Sangue e sperma dispersi finché non trovano per chi costituirsi in carne e dono. Lo spirito vuole creare, il corpo vuole creare.
L’adolescente in questa selva oscura scopre il suo essere individuo, ma ogni venire alla luce si accompagna al pianto. L’adolescente è in conflitto con il mondo, perché è in conflitto con sé stesso. È nel caos di una vita che vuole emergere finalmente nella sua unicità e totalità, percepisce per la prima volta la grandezza della vita come qualcosa che lo chiama e che la vita vuole donargli, ma la vita penetra in lui tutta insieme e lo confonde, lo getta nel caos. Per questo legge, ascolta musica, con una fame che si perderà con l’età adulta, come scriveva Pavese: «Tra i segni che mi avvertono essere finita la giovinezza, massimo è accorgersi che la letteratura non mi interessa più veramente. Voglio dire che non apro i libri con quella viva ed ansiosa speranza di cose spirituali che, malgrado tutto, un tempo sentivo».
All’adolescente sembra di appartenersi, di trovarsi, di scoprirsi, di uscire dal caos quando lo specchio delle parole e della musica e delle storie rivelano l’io incastrato ancora nelle spire del magico tutto infantile. Ma è proprio quel caos che aspira all’ordine, è proprio quel caos che vuole tutto, perché scopre tutto. Per questo l’adolescenza non è età del piacere, ma dell’eroismo, del dono folle di sé anche autodistruttivo, dell’amore assoluto. Ma un adolescente nutrito di piacere perde il caos e si ordina con le piccole cose che spengono la fame.
Questa è la vera novità degli adolescenti di oggi: gli abbiamo dato tutto e non hanno più fame, si è assopita l’essenza creativa del loro essere adolescenti. Per questo tante dipendenze: sintomi – non cause – di una mancanza di ricerca di quel tutto che è la vita e che si vuole abbracciare creando e creandosi. Si compra la felicità subito e si spegne il desiderio del tutto, che è il caos adolescenziale. Caos benedetto che troppo spesso gli adulti cercano di controllare con l’aridità di una disciplina insensata o con il comodo consumismo, invece di incoraggiare quello slancio verso cose grandi: una vetta da conquistare, un mare da attraversare.
L’adolescente va protetto da sé stesso e dal suo caos, al quale spesso soccombe, non soffocandolo, ma incanalando questa forza. Ogni creatore di bellezza lo sa, ogni lavoratore appassionato lo sa, ogni madre lo sa: il caos della vita è creatore, la potenza creatrice è caotica. Non basta controllare il cuore di una centrale nucleare con mura spesse e indistruttibili per evitarne lo scoppio, come purtroppo sappiamo. Perché una centrale non sia pericolosa deve funzionare ed erogare tutta la sua potenza al servizio della vita altrui.
venerdì 10 dicembre 2010
SENTIMENTI ED EMOZIONI
L'emozioni son veloci, intense, fugaci, ti travolgono e poi..altrettanto velocemente svaniscono lasciando a volte un ricordo piacevole, a volte l'amaro in bocca.
Il sentimento si costruisce, si coltiva...il sentimento è lento, ti dondola, ti culla ti protegge o lentamente ti distrugge. Il sentimento richiede fatica, alle volte noia, e silenzio. Per provare un emozione basta poco...L'innamoramento è emozione, è l'inizio di un sentimento, l'amore.
L'emozione è un bambino che non tollera che le cose possano non andare bene, che vuole uniformare il mondo al suo mondo e se così non è si cambia, si cambia oggetto del desiderio alla continua ricerca della propria fotocopia.Il sentimento è una persona finalmente adulta, che ama il bambino ma che lo educa, che sa che non può fermarsi lì.
La mia casa, mia moglie, mia figlia...le amo profondamente, insieme ci "emozioniamo", ci scaldiamo al fuoco di emozioni intense ma soprattutto costruiamo insieme il sentimento che ci lega, un progetto per la nostra vita, insieme costruiamo il nostro amore e ci mettiamo in gioco ogni giorno..costruendoci l'orizzonte,guardando insieme nella stessa direzione.
venerdì 25 giugno 2010
Piccoli Pensieri
La vita mi ha dato tanto e non posso che dire grazie. Grazie a mia moglie che amo immensamente e grazie alla mia piccola Sofia che ogni giorno ci insegna qualcosa.Attraverso di lei scopriamo quanto il mondo e le persone si nutrano di ben poche cose: l'amore, le amicizie e il rispetto per ciò che abbiamo ricevuto "in prestito" al momento della nascita e che dovremmo restituire migliore di come l'abbiamo ricevuto
giovedì 5 novembre 2009
La Vita è Bella
Un grazie ad alcuni nuovi amici che sono entrati a far parte delle mie giornate....amicizie nuove che speriamo si consolidino nel tempo....un grazie ad Andrea e famiglia, Paolo e Giuliana!
Un pensiero ai nostri amici che stanno soffrendo e la promessa che saremo al loro fianco sempre!
Un grazie immenso a mia moglie e alla mia bambina che sono la fonte a cui ogni giorno mi disseto!
E una piccola storia per riflettere....
"Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso.
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno.
Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà.
"Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida.
"Con tutto quel ben di Dio davanti!"
"Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca"
Il coraggioso samurai rabbrividì.
Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti.
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa.
Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.
C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
“Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai.
L’angelo sorrise:
“All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”.
Paradiso e inferno sono nelle tue mani.
Oggi."
mercoledì 13 maggio 2009
Au revoir
La tua bisnipotina tiene vicino al lettino la frase che hai scritto per lei dall'ospedale ed ogni volta che la guarda fa un sorriso, gliela leggeremo quando sarà grande e gli racconteremo del bisnonno che nel suo letto di ospedale guardava la sua foto che io e la mamma gli abbiamo regalato.
Adesso qualcuno lassù starà ascoltando i tuoi racconti di guerra e le tue barzellette, i tuoi consigli sulla politica e i tuoi "aforismi"...alla fine del tuo viaggio eri stanco, troppo stanco per continuare a sopportare il peso della vita che tanto ti ha dato ma altrettanto ti ha chiesto..avremmo voluto trattenerti ancora un pò, per andare a mangiare ancora una volta insieme ai "Girasoli" , ma era solo un nostro egoismo e così dopo aver fatto colazione hai deciso che era ora di andare..con la pancia piena come un signore...ti ricorderemo sempre come volevi tu....con un sorriso!
Non ti scriviamo grazie perchè quello te l'abbiamo detto!
Ciao Nonno
Roberto, Floriana e Sofia